Domenica 25 ottobre 2020.

Gara confermata? Sì. Allora si va, tra mille dubbi e anche un po’ di paura. Questo virus ti mette di fronte a situazioni che non vorresti affrontare. So che la FITRI ha fatto di tutto per garantire la sicurezza ma è inutile girarci intorno, anche partendo distanziati poi in gara il rischio c’è. Decido di partecipare.

Ore 8. La sveglia è comoda, Vernasca dista da Milano circa 1 ora e mezza di strada e la partenza è fissata alle 13:30. Bravi gli organizzatori a mandare le mail: arrivi organizzati per numero, ritiro del pacco gara in due tranche.

La colazione è abbastanza rapida, tutto, come sempre, è pronto dal giorno precedente. Alle 9 sono già in tangenziale est, la grigia Milano è alla mia destra e si prospetta una situazione ancora più grigia. In A1 infatti c’è nebbia. Non di quelle fitte ma comunque la situazione è bella umida.

Uscita Fiorenzuola, direzione Castell’Arquato. Zone conosciute in una mini-vacanza in camper. La nebbia si dirada. Sento dei rumori di macchine da corsa, c’è gente lungo la strada che aspetta qualcosa. Vengo superato da macchine d’epoca. E’ la 1000miglia! Il logo che hanno appeso alle portiere mi fa tornare indietro con gli anni, a Vestone e alle zone della Val Sabbia, per aspettare il passaggio del Campionato Italiano Rally. Erano gli anni 90. Bel periodo.

Zona gara, il paese è piccolo ma carino. La Pieve di Vernasca svetta sul paese. Non vedo un metro di pianura, solo salite e discese, magari non troppo impegnative ma comunque… L’avevo visto dalle indicazioni presenti nel sito della gara, quindi non è proprio una sorpresa.

Ritiro del pettorale. C’è coda, ma tutti rispettano distanze e tutti hanno la mascherina. Attenzione tutti l’hanno pure indossata bene! Finalmente! Il pettorale insieme al chip ed a una fascia per il collo del Piacenza Triathlon è… all’interno di un sacchetto delle immondizie! Bene ma non benissimo. Capisco la ristrettezza economica ma… si può fare di meglio (esempio un sacchettino di carta da pochi centesimi).

Torno alla macchina. Preparazione. Mangio un po’ di cous cous preparato la sera precedente. Sento l’atmosfera da gara, ma non come le altre volte. Sono poco motivato, non mi sento in forma e non riesco a concentrarmi. Il tempo passa lentamente e dopo aver posizionato la bici in zona cambio torno in macchina, nell’attesa della partenza. Nel frattempo decido come vestirmi. Al sole fa caldo ma all’ombra no. Le nuvole vanno e vengono ma il tema vero è la bici: ok la salita ma in discesa ho paura di prendere freddo. Decido per le maniche corte sotto il body.

Partenza. Di 5 in 5, ogni 10 secondi. Parto male, non sono caldo abbastanza e la prima “salita” (più un falsopiano) mi taglia le gambe. Rallento, cerco di prendere il ritmo. Segue una breve discesa, poi di nuovo falsopiano in salita. Giro di boa. Il percorso a bastone non favorisce il distanziamento, inutile girarci intorno. Io cerco di tenermi lontano dagli altri ma siamo in mezza carreggiata con gente che va e viene. Non mi piace. Dal secondo km i tempi migliorano, mi rendo conto di non aver corso al limite, ma bene così, ci sono circa 400m di salita da fare in bici.

Zona cambio. Ho le scarpe attaccate ai pedali. Grave errore perché c’è una leggera salita quando devo salire in bici e quindi non c’è possibilità di prendere velocità. Decido di staccare le scarpe dai pedali e di infilarle, correndo fino alla “mount line” con le tacchette. Decisione corretta, salgo in bici senza difficoltà, a differenza di molti altri. Pochi metri e il mio “fotografo ufficiale” mi lancia un piccolo impermeabile. Gliel’avevo chiesto durante la corsa, ho pensato di perdere secondi ma meglio non rischiare di ammalarsi di questi periodi. La salita è come me l’aspettavo, costante, non particolarmente impegnativa ma comunque salita. Prendo il mio ritmo e mi sento bene. Supero alcuni atleti. Qualche chilometro primo del giro di boa vedo i primi concorrenti venirmi incontro. Anche la bici è un “bastone”. No non mi piace proprio così. Per fortuna la strada è chiusa al traffico, almeno quello. Arrivo al giro di boa. Mi fermo metto la mantellina, perdo tanti, troppi secondi. Quasi tutti quelli che avevo passato in salita mi sfilano davanti. Inizia un calvario. La discesa. La strada è rovinata, è piena di foglie, a tratti è bagnata. Insomma ho paura. Mi passano in tanti, troppi. Tento di stargli dietro, di seguire le traiettorie. Niente non riesco. Il rumore della mantellina mi dà fastidio e probabilmente mi rallenta anche. Mi sento rigidissimo sulla bici. Insomma un calvario. Arrivo in zona cambio dopo un tempo che mi sembra infinito.

Riprendo a correre, ultimi 2,5 km. Mi sento arrabbiato con me stesso, tolgo la mantellina. Mi cade. Impreco. Torno indietro a prenderla. Non so dove metterla, faccio il primo km tenendola in mano. Poi la arrotolo e la metto dentro il body. Cerco di prendere il ritmo ma ovviamente c’è la stessa salita di prima. Sento di avere fiato e forza da spendere. Il tempo passa veloce e in 10 minuti chiudo comunque la frazione. Non male.

All’arrivo sono deluso. Gara senza infamia e senza lode. So di non aver fatto bene e la classifica me lo confermerà. Un 55esimo posto. Tra l’altro un po’ a sorpresa. Nel senso che pensavo di aver perso tutto il tempo in bici ma non è così. Il cronometro dice che sono là nella “campana della gaussiana” sia in corsa (specialmente nella prima frazione) che in bici. Quindi nella frazione bici tutto sommato non è neppure così male. Ricontrollo i tempi. I primi 5km li ho fatti a 4:14 al chilometro, sì insomma considerando la salita (60m dislivello) e considerando il livello di allenamento non è proprio un brutto tempo… semplicemente il livello degli altri è alto e di questi periodi mi sorprende. La frazione finale mi regala qualche soddisfazione in più, guardano la classifica. Ma alla fine non è ne carne ne pesce. Una gara così, in un contesto simile, mi lascia poco e forse per la prima volta dico che non ne valeva la pena.

C’è una gara a metà novembre che ho già fatto, un duathlon con la MTB a Maleo. Non ho mai corso con la MTB quest’anno e mi piacerebbe. Ma la gara che ho appena finito mi ha insegnato qualcosa: no, non vado a Maleo. Finiamo qui questo 2020 così. Un triathlon in cui ho risentito forte il richiamo della gara, divertendomi, e un duathlon insipido, dove forse la paura ha dominato. Non faccio nessun programma per il 2021, la situazione è critica e non la vedo benissimo. Ora ho bisogno di un po’ di riposo. Continuerò a correre, ad andare in bici (purtroppo a nuotare no, hanno chiuso tutto e tra l’altro non sono per nulla d’accordo sulla chiusura delle piscine) ma lo farò senza guardare l’orologio, senza ripetute, senza motivazioni di miglioramento. Lo farò per stare all’aria aperta, per godermi il paesaggio. Per scaricare tensioni lavorative. Per pensare…

Un grazie al fotografo sempre più arrabbiato con gli organizzatori! ;-).

La mia gara su Garmin.

Le foto!!!!